Salve a tutti i
miei lettori!
Torno oggi con una recensione che mi sta particolarmente a cuore. Chi mi conosce di persona, probabilmente saprà che relativamente di recente mia madre ha pubblicato quello che è il primo romanzo, si spera, di una lunga serie. Con ciò non voglio dire che è il primo capitolo di una saga, attenzione. È solo un augurio: mi auguro che pubblichi nuovamente, in futuro, e che realizzi il suo sogno di diventare una scrittrice affermata.
Il fatto che il romanzo recensito lo abbia scritto mia madre probabilmente porterà alcuni di voi a pensare che io sia di parte. Ma nascondere la verità non avrebbe avuto senso. Chi mi conosce e legge anche il mio blog avrebbe saputo la verità. Non avrebbe avuto senso fare finta di niente.
Torno oggi con una recensione che mi sta particolarmente a cuore. Chi mi conosce di persona, probabilmente saprà che relativamente di recente mia madre ha pubblicato quello che è il primo romanzo, si spera, di una lunga serie. Con ciò non voglio dire che è il primo capitolo di una saga, attenzione. È solo un augurio: mi auguro che pubblichi nuovamente, in futuro, e che realizzi il suo sogno di diventare una scrittrice affermata.
Il fatto che il romanzo recensito lo abbia scritto mia madre probabilmente porterà alcuni di voi a pensare che io sia di parte. Ma nascondere la verità non avrebbe avuto senso. Chi mi conosce e legge anche il mio blog avrebbe saputo la verità. Non avrebbe avuto senso fare finta di niente.
Ad ogni modo il
dubbio sulla veridicità delle opinioni è lecito, ma, se leggerete la
recensione, vedrete che non ho risparmiato le mie opinioni, positive e
negative, nemmeno a mia madre. Ehi, i miei lettori hanno il diritto di sapere
cosa aspettarsi dalla lettura del romanzo.
Oltretutto, cari lettori, avere la figlia di una scrittrice che vi parla del romanzo è come avere la voce della scrittrice senza doverla intervistare.
Oltretutto, cari lettori, avere la figlia di una scrittrice che vi parla del romanzo è come avere la voce della scrittrice senza doverla intervistare.
Mughetto di bosco. |
“Profumo di
mughetto” ha una struttura molto particolare, perché presenta tre diverse
storie una dentro l’altra, riprendendo un po’ lo stile de “Le mille e una
notte”. Limitare il paragone a quest’altro “romanzo”, tuttavia, è riduttivo.
Questo perché le storie de “Le mille e una notte” hanno tutte lo stesso stile.
In questo romanzo, invece, le tre trame si collocano in stili narrativi
diversi: il romanzo cornice è un classico romanzo scritto in terza persona dal
punto di vista dei suoi protagonisti; il romanzo al suo interno è un romanzo
confessione con due voci narranti (e anche tra di loro presentano delle
differenze, ma ci arriveremo dopo); dentro il romanzo epistolare, infine, c’è
una fiaba che rispetta lo stile classico.
A questo punto
vi introduco un po’ la trama, per quanto mi sia possibile senza fare spoiler:
la storia cornice è una storia d’amore anticonvenzionale (anticonvenzionale per
me che rifletto ancora con il cervello di duecento anni fa; se pensiamo alla
modernità, non è poi tanto strana) tra uno scrittore di successo, David
(attenzione alla pronuncia! È “Davìd”, non “Dàvid” e nemmeno “Dèvid”), e una
ragazza di diciassette anni, Adelina (con tutto il rispetto, fa bene a non
amare il suo stesso nome, non l’avrei fatto nemmeno io se mi fossi chiamata
come una delle due oche de “Gli aristogatti”). Il romanzo epistolare è un’opera
di David, ed è dedicato ad Adelina. Rappresenta una metafora del loro amore
impossibile. Per esprimere questa impossibilità, la vicenda narra di una coppia
sposata che tenta, senza successo, di avere un figlio. L’unica possibilità
rimasta è quella del cosiddetto “utero in affitto”: Victor, il marito, avrà il
figlio con una giovane ragazza che si propone per “il lavoro”, della quale si
innamorerà, ricambiato. La fiaba, invece, è scritta dalla madre del bambino, di
cui non viene fatto il nome, al figlio Thomas, ed è una fiaba che, per quanto
classica, ha un finale sorprendente.
Il romanzo in sé
secondo me è un ottimo test per quantificare la propria maturità. Sono riuscita
a individuare, infatti, tre livelli diversi di comprensione:
1. L’ho letto e l’ho capito.
2. L’ho letto, l’ho capito e ammetto che sia realistico.
3. L’ho letto, l’ho capito, ammetto che sia realistico e mi sta bene così.
Vi dirò subito la verità per quanto mi riguarda: non ho raggiunto ancora l’ultimo livello. Se dovesse capitare anche a voi di non raggiungere immediatamente il terzo punto, non scoraggiatevi. Intanto perché anche il solo “L’ho letto” accontenterebbe la scrittrice. E poi perché io stessa sono partita da quello stesso livello. La prima volta che l’ho letto, anni fa, quando era ancora un work in progress, sono rimasta sconcertata. Il realismo della narrazione strideva in maniera aggressiva con il mondo idealizzato da film musical che avevo nella mia testa. Man mano che il tempo è passato io ho acquisito nuove esperienze, che mi hanno permesso di superare i primi due livelli di comprensione. Per quanto riguarda il terzo punto, invece, sono ancora in fase di negazione.
1. L’ho letto e l’ho capito.
2. L’ho letto, l’ho capito e ammetto che sia realistico.
3. L’ho letto, l’ho capito, ammetto che sia realistico e mi sta bene così.
Vi dirò subito la verità per quanto mi riguarda: non ho raggiunto ancora l’ultimo livello. Se dovesse capitare anche a voi di non raggiungere immediatamente il terzo punto, non scoraggiatevi. Intanto perché anche il solo “L’ho letto” accontenterebbe la scrittrice. E poi perché io stessa sono partita da quello stesso livello. La prima volta che l’ho letto, anni fa, quando era ancora un work in progress, sono rimasta sconcertata. Il realismo della narrazione strideva in maniera aggressiva con il mondo idealizzato da film musical che avevo nella mia testa. Man mano che il tempo è passato io ho acquisito nuove esperienze, che mi hanno permesso di superare i primi due livelli di comprensione. Per quanto riguarda il terzo punto, invece, sono ancora in fase di negazione.
Parliamo invece
un attimo del titolo, perché dalla trama che ho raccontato non emerge il suo
significato, che invece ha molta importanza all’interno del testo: il mughetto,
per chi non lo sapesse, è uno dei fiori più belli che esistano al mondo (non vi
è concesso pensarla diversamente da me). In rumeno, che è la mia prima lingua,
si chiama “lăcrămioară”, ovvero “piccola lacrima”, e ditemi voi se non è una
delle denominazioni più poetiche che abbiate mai sentito per un fiore (in
inglese si chiama “Lily of the valley”, nome altrettanto figo).
Ad ogni modo il profumo di mughetto che dà il titolo al romanzo è il profumo che David sente in compagnia di Adelina. Non si tratta di un profumo reale, ma di una associazione che la mente di David fa involontariamente, tra questa giovane ragazza e questo splendido, splendido fiore. È un leimotiv del romanzo cornice ed è un elemento molto importante per capire il personaggio di Adelina, che a mio avviso è la vera protagonista non solo del romanzo cornice, ma anche delle altre due storie, in cui ovviamente non compare come se stessa, ma come altri due personaggi femminili che non sono altro che volti diversi della stessa persona.
Ad ogni modo: nel linguaggio dei fiori il mughetto rappresenta innocenza, purezza e verginità. Tutte qualità che Adelina e le sue due emanazioni rappresentano. Attenzione, con “verginità” non mi riferisco solo alla condizione biologica di ragazza che non ha ancora avuto rapporti sessuali. Si tratta piuttosto di una dimensione spirituale.
Ad ogni modo il profumo di mughetto che dà il titolo al romanzo è il profumo che David sente in compagnia di Adelina. Non si tratta di un profumo reale, ma di una associazione che la mente di David fa involontariamente, tra questa giovane ragazza e questo splendido, splendido fiore. È un leimotiv del romanzo cornice ed è un elemento molto importante per capire il personaggio di Adelina, che a mio avviso è la vera protagonista non solo del romanzo cornice, ma anche delle altre due storie, in cui ovviamente non compare come se stessa, ma come altri due personaggi femminili che non sono altro che volti diversi della stessa persona.
Ad ogni modo: nel linguaggio dei fiori il mughetto rappresenta innocenza, purezza e verginità. Tutte qualità che Adelina e le sue due emanazioni rappresentano. Attenzione, con “verginità” non mi riferisco solo alla condizione biologica di ragazza che non ha ancora avuto rapporti sessuali. Si tratta piuttosto di una dimensione spirituale.
Francamente devo dire che inizialmente Adelina non mi piaceva. Preferisco i sue due alter-ego anche adesso, pur avendo iniziato ad apprezzare Adelina con il tempo e con l’andare avanti della storia. Nelle prime pagine faceva troppo la Lolita per i miei gusti, e spesso e volentieri le avrei dato uno schiaffo per questo. È una di quelle ragazze che si fanno chiamare “bimba”, “piccola” o “principessa” e che le ragazze come me guardano così:
Però, andando avanti, scoprendo la sua storia di vita, comprendendo il suo sentimento, vedendola crescere come personaggio, sono riuscita ad apprezzarla.
Non è un segreto
per mia madre che io odi David, invece, e che gli auguravo solo di andare a
sbattere con la macchina contro un albero. Se c’è una tipologia di personaggi
che odio sono quelli indecisi e senza spina dorsale a cui invece piove tutto
dal cielo, mentre c’è gente con una personalità dominante che deve spaccarsi in
quattro per ottenere un quarto della stessa fortuna. David e il suo
corrispettivo nel romanzo epistolare, Victor, sono quel tipo di persone. Uomini
per modo di dire che, se non avessero mogli e amanti capaci di pensare per due,
vagherebbero senza meta in balìa al vento. Al contrario di Adelina, non è
bastato un romanzo intero a farmi piacere il personaggio di David. È lei a dare
inizio alla relazione ed è lei a decidere come debba andare alla fine. Lui si
rassegna a entrambe le cose. Oltretutto è quel tipo di uomo che fa questo tipo
di discorsi: “In fondo che male c’era nel
sentirsi attratto da una bella ragazza, molto giovane e fresca? Non sarebbe
stata la prima volta che tradiva sua moglie e, anche se non aveva mai provato
dei sentimenti veri o comunque forti per le altre donne, neanche questa volta
la situazione poteva andare storta. Era un flirt, che avrebbe avuto una fine, come
tutte le storielle che ti danno la spinta giusta facendoti sentire desiderato,
affascinante, virile.”
Okay, è ingiusto da parte mia scegliere proprio questa citazione per caratterizzare David, perché vi sto costringendo a vederlo dal mio punto di vista. Ma non posso farci nulla. Lui è un personaggio debole e io odio i personaggi deboli. Avrà anche i suoi quarant’anni, ma la diciassettenne Adelina ha un carattere esponenzialmente più forte del suo. Il momento in cui arriva proprio al culmine del cattivo gusto è quando si porta un’amante (un’ennesima amante) in camera, ovviamente non per fare semplice conversazione, quando Adelina è nella stanza accanto. Devo dire che lei in questa occasione ha reagito da gran signora. Lui si sarebbe meritato uno sputo in un occhio.
Okay, è ingiusto da parte mia scegliere proprio questa citazione per caratterizzare David, perché vi sto costringendo a vederlo dal mio punto di vista. Ma non posso farci nulla. Lui è un personaggio debole e io odio i personaggi deboli. Avrà anche i suoi quarant’anni, ma la diciassettenne Adelina ha un carattere esponenzialmente più forte del suo. Il momento in cui arriva proprio al culmine del cattivo gusto è quando si porta un’amante (un’ennesima amante) in camera, ovviamente non per fare semplice conversazione, quando Adelina è nella stanza accanto. Devo dire che lei in questa occasione ha reagito da gran signora. Lui si sarebbe meritato uno sputo in un occhio.
Vladimir, il
migliore amico di David, è il terzo importante fulcro della narrazione. Ad un
certo punto il punto di vista passa da quello di David al suo, in maniera però
quasi del tutto impercettibile. Essendo il romanzo scritto in terza persona, è
molto facile giocare con i punti di vista. Devo dire che mia madre se l’è giocata
bene. Affidare il racconto a una terza persona, esterna rispetto alla coppia di
innamorati, è una cosa molto giapponese, e può essere un’arma a doppio taglio.
Ma la carta è stata ben giocata. Principalmente perché Vladimir è uno schianto
di personaggio. Ora questo sì che è un uomo con i fiocchi, gente. Se tutto il
romanzo fosse stato dal suo punto di vista io avrei ballato la macarena.
Vladimir è affascinante, spiritoso, colto, ironico, pieno di sé in quel modo figo che fa cadere le donne ai suoi piedi, sempre il centro dell’attenzione, frizzante, consapevole, lungimirante. Non è un uomo che ha sempre ottenuto tutto dalla vita senza sforzo, come invece David, soprattutto non in amore, considerando che Carola, la donna di cui più o meno in segreto è sempre stato innamorato, è l’attuale moglie di David (vai a capire perché, santo cielo. Ecco perché dico che non sono arrivata all’ultimo stadio della comprensione).
Vladimir è affascinante, spiritoso, colto, ironico, pieno di sé in quel modo figo che fa cadere le donne ai suoi piedi, sempre il centro dell’attenzione, frizzante, consapevole, lungimirante. Non è un uomo che ha sempre ottenuto tutto dalla vita senza sforzo, come invece David, soprattutto non in amore, considerando che Carola, la donna di cui più o meno in segreto è sempre stato innamorato, è l’attuale moglie di David (vai a capire perché, santo cielo. Ecco perché dico che non sono arrivata all’ultimo stadio della comprensione).
Non sto qui a
parlarvi dei personaggi del romanzo epistolare perché non sono altro che alter-ego
degli stessi che troviamo qui, con qualche differenza. Victor è un po’ meno
molluschesco di David e la donna di cui si innamora, innominata, è un po’ più
donna e un po’ più bambina di Adelina allo stesso tempo.
Copertina del libro. |
Vi premetto che
tutte e tre le storie sono storie struggenti. Pongono i personaggi davanti a
eventi e scelte così complessi dal punto di vista psicologico che non posso
nemmeno biasimare l’andamento delle cose, anche quando avrei voluto che
andassero diversamente. Il mio pensiero è riassunto benissimo da quello che Victor
ad un certo punto dice: “Però credo di
avergli insegnato a non giudicare con facilità le persone e le situazioni prima
di porsi la domanda: io che cosa avrei fatto in questo caso? Dico “credo”
perché mi rendo conto quanto difficile sia oggigiorno insegnare ai figli ciò
che noi abbiamo appreso con l’esperienza. Ma forse è meglio così, lo è per loro”.
Sono curiosa di
sapere, e per questo vorrei che quanti tra i miei lettori leggeranno il libro
me lo facciano sapere, se le esperienza fatte sono state sufficienti per
comprendere il romanzo. L’età non è tanto un impedimento. Ci sono sedicenni più
maturi di certi trentenni (vedi Adelina, le cui esperienze di vita sono
talmente intense che la maggior parte degli adulti può considerarsi più
infantile di lei). Voglio solo sapere se vi è stato facile relazionarvi alla
storia e se l’avete compresa. Perché l’approfondimento psicologico è così
intenso da lasciare spiazzati, anche perché lo stile della scrittura si innalza
in maniera direttamente proporzionale alla complessità del momento narrato.
Non intendo
proseguire oltre perché rischierei di annoiarvi a morte o di arrivare a spoilerare,
e considero lo spoiler punibile con la pena capitale. Oltretutto voglio che voi
ci restiate secchi come me, per il finale. Per tutti i finali.
Vi saluto e ci
sentiamo molto presto con le novità estive del mio blog, che sono davvero tante
e spero possano interessare!
Smack,
Andra