domenica 2 febbraio 2014

Alla scoperta della Romania #2: Festività invernali

Salve a tutti!
Ritorno dopo un silenzio stampa durato anche troppo a causa degli esami universitari, e ritorno con qualche cambiamento.
Innanzitutto ho modificato la grafica del blog. Non è proprio quello che avrei voluto, ma sono contenta anche solo di essere riuscita a cambiarla senza sconvolgere tutto e senza fare esplodere il computer.
L’altra novità è che sulla destra trovate il link per poter leggere la mia fan fiction sul telefilm Glee, pubblicata su Efp. In un primo momento avevo anche pensato di postarla qui, ma visto che la trovate lì mi sembrava uno spreco di spazio. Al momento la fan fiction è in pausa, dovrei continuare a pubblicare in un mesetto.
Dopo questa piccola introduzione partiamo con il post del giorno, che vuole essere un recap di quello che avrei dovuto scrivere prima di Natale. Infatti, come avevo precedentemente detto, volevo parlare di piccole curiosità che riguardano la Romania, e in realtà non ho più avuto modo di farlo.
Quindi, anche se siamo a febbraio, voglio parlare un attimo del Natale e di un’altra festività che c’è in Romania il 6 dicembre.
San Nicola e i bambini.
Il 6 dicembre infatti è “Sfântul Nicolae”, ovvero “San Nicola”. È una sorta di corrispondente della Befana, perché porta dolci ai bambini buoni. Le leggende sul Santo sono molte, anche se le notizie biografiche sono poche e comunque tarde. Nato all’inizio del primo millennio in qualche luogo dell’attuale Turchia e persi i genitori, ricchi cristiani del luogo, si è poi dedicato alla cura di poveri, malati e bisognosi. Leggenda vuole che abbia aiutato tre povere sorelle che dovevano sposarsi ma erano senza dote, o ancora che abbia riportato in vita tre giovani uccisi dall’oste presso cui si erano fermati. Ad ogni modo oggigiorno è una figura legata soprattutto al mondo dei bambini. La sera del 5 dicembre questi mettono le scarpe sul davanzale della finestra, e la mattina dopo le trovano piene di dolci. In cambio loro lasciano carote e acqua per i cavalli che trainano la sua carrozza. Il Santo viene chiamato da tutti “Moș Nicolae”, che mi sento di tradurre come “Babbo Nicola”. Nella fisionomia è molto simile a Babbo Natale, e nelle leggende in cui si narra dei doni che era solito portare lo si ritrae appunto come un vecchio dalla barba bianca che scende attraverso il camino delle case e lascia i regali in calze appese al caminetto.
Personalmente amavo questa festa così come tutto il periodo invernale, ma la parte migliore arrivava con il Natale.
“Natale” in rumeno si dice “Crăciun”, ma vi risparmio le teorie sull’origine del termine perché non voglio annoiarvi con questioni linguistiche. Si festeggia il 25 dicembre proprio come per i cattolici.
Come ormai ovunque, anche in Romania c’è la tradizione dell’albero di Natale. Sono molto più diffusi gli alberi veri piuttosto che quelli di plastica, e risparmiatemi la morale sul “tagliare gli alberi fa male al pianeta” perché non mi pare che la plastica gli faccia bene. Gli alberi di Natale veri non sono di un verde brillante e rigoglioso come quelli finti, ma li trovo in qualche modo molto più belli. Oltretutto bisogna ingegnarsi molto di più per riempire gli spazi vuoti, e questo può rappresentare solo un divertimento quando lo si decora. Le decorazioni sono quelle classiche, ma si usa tantissimo appendere anche caramelle. Non ricordo di avere mai mangiato le caramelle per l’albero di Natale in altri periodi dell’anno, quindi suppongo che le usiamo solo per quello. Sono avvolte in carta colorata e lucida, e se ve lo chiedeste non ricordo assolutamente che sapore abbiano, il che è davvero molto triste.
Nell’intero periodo natalizio si usa andare di casa in casa a cantare canti natalizi (in rumeno “colinde”). Per chi canta un tempo c’erano dolci o frutta, ma è chiaro che siamo diventati tutti capitalisti e adesso si devono dare soldi, il che è un attimino contrario allo spirito della festa, ma ahimè, pazienza. Tra tutti i canti di Natale, il mio preferito si intitola “Nunta din Cana Galilei”, ovvero “Le nozze di Cana”. Vi si narra la nota vicenda evangelica, ovviamente. Nel caso foste curiosi di ascoltarla, è quella qui sotto.

Per quanto riguarda le vivande, partiamo dal presupposto che gli ortodossi rispettano il digiuno nei 40 giorni prima del Natale. Noi nuove generazioni non siamo così coscienziose o religiose e non è comune che lo facciamo, ma dai nostri genitori andando sempre più indietro questa è una tradizione rispettata. Il digiuno è un’usanza piuttosto comune anche nel resto dell’anno, nel senso che sono abbastanza le persone che lo rispettano ogni venerdì, e certe volte anche il mercoledì. Durante questi giorni non si consumano né carne (e il pesce è considerato carne), né i suoi derivati (uova, latte, ecc.).
Cozonac
Dopo la messa di Natale, la sera, il digiuno finisce e si può banchettare. I piatti tipici sono tanti, ma mi sento di parlare del panettone tradizionale perché è quello che mi sta più a cuore. A me non piace il panettone italiano, e non riesco a capire se sia perché sa di alcol come tutti i prodotti confezionati, o perché collego al Natale solo il panettone rumeno. In effetti se penso al panettone come un dolce normale, in fin dei conti non lo trovo malvagio. Ma quello rumeno, chiamato “cozonac”, di solito si suole fare in casa. Esistono panifici e pasticcerie che li preparano e li vendono per quanti non hanno tempo e voglia di farlo, ma sfido io di trovare una casa in cui almeno una nonna non lo sappia preparare. Persino io lo so preparare. Mentre il panettone italiano ha una forma circolare, quello rumeno è un po’ come un tronchetto, allungato. I gusti non sono così vari come quelli del panettone italiano: può essere fatto con noci e cacao oppure con “rahat”, ovvero lokum.
Sorcova
Anche da noi Babbo Natale porta i regali ai bambini dopo avere ricevuto la letterina, e li lascia sotto l’albero.
Quando arriva Capodanno arriva anche un altro tipo di abitudine, chiamato “Sorcova”. Per augurare buon anno si va di casa in casa portando in mano un rametto appena fiorito oppure, più comunemente, un bastoncino decorato di fiori di carta, e si canta una canzoncina tipica che augura felicità e prosperità per il nuovo anno, solo dopo avere chiesto ai padroni di casa “Primiţi sorcova?”, che più o meno vuol dire “Accettate gli auguri?”.
Con questa descrizione delle festività invernali in Romania, vi lascio, e a prestissimo con il prossimo post.
E questa volta sarà prestissimo davvero, perché il prossimo post è già pronto per essere pubblicato.

Smack!

Andra

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