Salve a tutti e buone feste! (per Natale sono un po’ in
ritardo, ma sono ancora in tempo per il Capodanno)
Locandina del film. |
Oggi torniamo un attimo alle rubriche del blog, in
particolare a “Books vs Movies”. Considerato che a Venezia io non ho la
televisione e i cinema sono imbucati neanche fossero luoghi di contrabbando, da
quando sono tornata ho potuto vedere tutta una serie di film, e mentre alcuni
sono stati dei gioielli, altri mi hanno lasciata senza nemmeno il ricordo del
titolo. Ho visto, ad esempio, “Frozen – Il regno di ghiaccio”, che è riuscito
ad essere un capolavoro Disney anche se lievemente ucciso dal doppiaggio; “Vita
di Pi”, il pluricandidato ai premi Oscar che purtroppo se ne è beccati solo
quattro, anche se uno alla miglior regia; “Il grande e potente Oz”, di cui mi
chiedo ancora se volesse essere in qualche modo un film parodico oppure serio; “Grandi
speranze”, che nonostante la presenza di Helena Bonham Carter nel ruolo della
signorina Havisham, non è stato per nulla più entusiasmante del romanzo; ho
visto, poi, esattamente il giorno dopo essere tornata a casa, “Lo hobbit – La desolazione
di Smaug”. Ed è di questo che voglio parlare.
L’anno scorso, dopo avere visto la prima parte di questa
improvvisata trilogia, ho voluto provare a leggere il libro. Da premettere che,
ahimè, “Il signore degli anelli” è l’unico libro che io non sia mai riuscita a
finire. Lo dico con rammarico e prometto che quest’estate mi metterò d’impegno
e ritenterò l’impresa. In ogni caso ho comprato “Lo hobbit” in una nuova
edizione e l’ho iniziato. Vi giuro che sembrano scritti da persone diverse. “Lo
hobbit” ha lo stile semplice delle narrazioni fiabesche, con molti avvenimenti
concentrati uno dietro l’altro e conclusi abbastanza velocemente e personaggi davvero
poco caratterizzati. Insomma, un po’ come leggere una fiaba molto lunga. Potete
ben capire che per tirare fuori tre film da due ore e mezza ciascuno da un
unico romanzo, qualche taglia e incolla lo hanno dovuto fare. Spesso ci
lamentiamo del fatto che i film tratti dai romanzi lasciano da parte scene che
noi consideravamo fondamentali. Quando però da un romanzo, al contrario, si
traggono tre film, molto più del necessario, bisogna invece aggiungere.
Non sto qui a parlarvi nel dettaglio del primo film, che, se
non sbaglio, si fermava alla fine del sesto capitolo del libro. Parliamo direttamente
de “La desolazione di Smaug”.
Innanzitutto il mio giudizio: l’ho adorato. Per quanti si
lamentano del fatto che la prima scena, quella in cui i nani vengono accolti
nella casa di Beorn, è poco chiara, sappiate che la parte ambientata qui, nel
libro, era più lunga e più dettagliata. So che le scene relative sono state
effettivamente girate, ma poi è stato scelto di tagliarle durante il montaggio
(un po’ come nella seconda parte di “The amazing Spider-Man”, per cui hanno
girato le scene di Shailene Woodley nei panni di Mary Jane ma poi hanno deciso
di tagliarle tutte, perché non sarebbe stato un bene presentare Mary Jane nello
stesso film in cui Gwen Stacy.. be’, se non lo sapete non voglio fare spoiler).
Le scene saranno tuttavia presenti nella versione estesa quando uscirà il DVD.
Oltre a questo, il viaggio attraverso Bosco Atro è rispettato piuttosto fedelmente, mentre gli stravolgimenti, a mio parere del tutto azzeccati, iniziano con l’arrivo degli elfi.
Oltre a questo, il viaggio attraverso Bosco Atro è rispettato piuttosto fedelmente, mentre gli stravolgimenti, a mio parere del tutto azzeccati, iniziano con l’arrivo degli elfi.
Evangeline Lilly nei panni di Tauriel |
Per dirne una, Tauriel non esiste. Non si fa affatto menzione di lei nel romanzo, figuriamoci di una mezza cotta tra lei e il nano Kili (come dicevo, i personaggi sono poco caratterizzati, quindi Kili nel libro è un nano tra i nani). Ma oltre al fatto che, data la massiccia presenza di orchi (nel libro tutto questo via vai di orchi non c’è), qualche battaglia ci stava, e oltre al fatto che Evangeline Lilly è un’elfa perfetta, e che be’, gli elfi sono le creature che preferisco tra tutte quelle dell’universo di Arda, un pizzico di focalizzazione su di loro ci stava, che fosse su un personaggio esistente o meno.
Orlando Bloom nei panni di Legolas. |
Legolas. Legolas non compare nel libro, ma a mio parere era del tutto scontato
che ci fosse. È il figlio del re degli elfi silvani, e visto che si sa che loro
non andavano granché a zonzo per la Terra di Mezzo, mi pare ovvio che dovesse
stare a palazzo o comunque nei paraggi del palazzo. Nel momento in cui il film
focalizza su queste creature, ecco che viene reintrodotto Legolas. Anche se non
ci fossero state queste ovvietà di fondo, comunque, lo trovo un ottimo modo per
collegare le due trilogie.
Orlando Bloom, diciamocelo, non è più il giovinetto etereo di quando ha girato “Il signore degli anelli”. Ma santo cielo, sono passati più di dieci anni. Ian McKellen come Gandalf non sembra cambiato perché, senza offesa, era già vecchio anche allora (per quanto anche nel suo caso qualche ruga in più si noti). Orlando Bloom invece quanti anni ha, 36? Tra 36 e 26 la differenza si nota eccome. A me, in ogni caso, non è dispiaciuto affatto. Nemmeno il suo cambiamento di temperamento. Era molto più filosofico nell’altra trilogia, mentre qua è in qualche modo più adolescente. Testa dura e calda e un interessamento per Tauriel. Ho anche apprezzato molto la scelta di fare surfare Legolas sulle teste dei nani mentre combatte contro gli orchi. Il surf è il segno distintivo di Legolas anche nell’altra trilogia, nemmeno avesse sempre uno skate sotto i piedi (in “Le due torri” effettivamente usa uno scudo come skate, mentre ne “Il ritorno del re” surfa tranquillamente sulla proboscide dell’elefante abbattuto).
Orlando Bloom, diciamocelo, non è più il giovinetto etereo di quando ha girato “Il signore degli anelli”. Ma santo cielo, sono passati più di dieci anni. Ian McKellen come Gandalf non sembra cambiato perché, senza offesa, era già vecchio anche allora (per quanto anche nel suo caso qualche ruga in più si noti). Orlando Bloom invece quanti anni ha, 36? Tra 36 e 26 la differenza si nota eccome. A me, in ogni caso, non è dispiaciuto affatto. Nemmeno il suo cambiamento di temperamento. Era molto più filosofico nell’altra trilogia, mentre qua è in qualche modo più adolescente. Testa dura e calda e un interessamento per Tauriel. Ho anche apprezzato molto la scelta di fare surfare Legolas sulle teste dei nani mentre combatte contro gli orchi. Il surf è il segno distintivo di Legolas anche nell’altra trilogia, nemmeno avesse sempre uno skate sotto i piedi (in “Le due torri” effettivamente usa uno scudo come skate, mentre ne “Il ritorno del re” surfa tranquillamente sulla proboscide dell’elefante abbattuto).
Lee Pace nel ruolo di Thranduil. |
Devo dire poi che Thranduil, suo padre, che nel romanzo non
potevo soffrire perché rendeva palese quanto questi elfi siano diversi da
Elrond, Galadriel e compagnia, che erano così eterei mentre questi sono molto
pratici e attenti ai propri interessi, qui mi è anche piaciuto. Sembrava che
volesse proteggere il suo territorio dal male incombente, come è giusto che
sia. Ed è pure un padre preoccupato per suo figlio.
A proposito di Gandalf, anche la sua avventura è più
complessa che nel romanzo. Principalmente perché nel libro sappiamo solo che va
ad occuparsi del Negromante, ma non viene descritto né come né con l’aiuto di
chi, ammesso che venga aiutato (perché, ancora una volta, nel romanzo Radagast
quasi non esiste, viene solo menzionato, una sola volta, il suo nome). Qui invece
si ritrova intrappolato dal Negromante/Sauron, mentre gli orchi vanno ad
invadere la Terra di Mezzo. Ed è pure ovvio che non sia riuscito a sconfiggere
Sauron. In fondo era solo Galdalf il Grigio, allora.
Tornando invece ai nostri nani, la loro vicenda cambia nel momento
in cui devono separarsi perché Kili ha una punta di freccia avvelenata nella
gamba. Quindi lui, suo fratello Fili e altri due nani rimangono nella città di
Pontelagolungo, dove vengono accolti in cambio della promessa di spartire il bottino
della montagna con loro. Mentre gli altri, riforniti e pieni di speranze, vanno
alla montagna, dove, grazie a Bilbo, riescono ad entrare.
Qui Bilbo viene a sapere che il motivo per cui lui è stato trascinato in quell’avventura è che deve prendere, da tutto il bottino di Smaug, l’arkengemma, il cuore della montagna. Peccato che la montagna d’oro sia effettivamente una montagna d’oro, e che fare silenzio mentre si cerca qualcosa lì dentro non è propriamente facile. Ovviamente Smaug si sveglia, e, come nel libro, si intrattiene a parlare con Bilbo. Ma non c’è l’entra ed esci che Bilbo fa nel romanzo. Semplicemente ad un certo punto i nani vengono in soccorso di Bilbo e ingaggiano un’infruttuosa lotta contro Smaug. Questa parte nel libro non esiste, ma ancora una volta ho apprezzato molto l’aggiunta. Paradossalmente, nel libro la parte più statica era stata questa, in cui non succedeva quasi nulla e i nani erano bloccati fuori dalla montagna.
Dall’altro lato, in città arrivano gli orchi, ma fortunatamente Tauriel, preoccupata per Kili, li aveva seguiti, e con lei Legolas. Fantastica la scena in cui, nella lotta contro l’orco capo, Legolas sanguina lievemente dal naso perché colpito, e fa una faccia infuriata. In tutte le battaglie de “Il signore degli anelli”, Legolas collezionava a malapena una spolveratina sulla fronte mentre Aragorn era sporco, sudato, incrostato di sangue suo e altrui. Il sangue dal naso di Legolas è stato un affronto. Ora quell’orco lo voglio morto tra le più atroci sofferenze.
Qui Bilbo viene a sapere che il motivo per cui lui è stato trascinato in quell’avventura è che deve prendere, da tutto il bottino di Smaug, l’arkengemma, il cuore della montagna. Peccato che la montagna d’oro sia effettivamente una montagna d’oro, e che fare silenzio mentre si cerca qualcosa lì dentro non è propriamente facile. Ovviamente Smaug si sveglia, e, come nel libro, si intrattiene a parlare con Bilbo. Ma non c’è l’entra ed esci che Bilbo fa nel romanzo. Semplicemente ad un certo punto i nani vengono in soccorso di Bilbo e ingaggiano un’infruttuosa lotta contro Smaug. Questa parte nel libro non esiste, ma ancora una volta ho apprezzato molto l’aggiunta. Paradossalmente, nel libro la parte più statica era stata questa, in cui non succedeva quasi nulla e i nani erano bloccati fuori dalla montagna.
Dall’altro lato, in città arrivano gli orchi, ma fortunatamente Tauriel, preoccupata per Kili, li aveva seguiti, e con lei Legolas. Fantastica la scena in cui, nella lotta contro l’orco capo, Legolas sanguina lievemente dal naso perché colpito, e fa una faccia infuriata. In tutte le battaglie de “Il signore degli anelli”, Legolas collezionava a malapena una spolveratina sulla fronte mentre Aragorn era sporco, sudato, incrostato di sangue suo e altrui. Il sangue dal naso di Legolas è stato un affronto. Ora quell’orco lo voglio morto tra le più atroci sofferenze.
Smaug. |
Il film in definitiva si conclude con Smaug scocciato e
grondante di oro fuso che va a bruciare la città di Pontelagolungo (che mi pare
però si chiamasse Esgaroth, nel libro), dove Kili è stato appena salvato da
Tauriel, da dove gli orchi sono stati allontanati da Legolas, mentre altri orchi
marciano su ordine del Negromante-Sauron e Gandalf è intrappolato in una gabbia,
mentre speriamo che Bard, nuovo, importantissimo personaggio presente in questo
film, sarà in grado, nel prossimo, di uccidere Smaug (cosa che mi dispiacerà
alquanto, perché Smaug è diventato, nel film, un meraviglioso personaggio).
Non mi sento in grado di affrontare il discorso degli
effetti speciali, perché non mi intendo affatto di dettagli tecnici. Era un
film fatto palesemente per il 3D, ma sono pochissimi ormai quelli che NON sono
fatti per il 3D. D’altronde meglio così piuttosto che in un film come “Alice in
Wonderland”, dove il 3D è stato appiccicato dopo e nel film in totale in 3D c’erano
quattro piante. Non ho nemmeno trovato fastidiose più di tanto le nuovissime
lenti a contatto di Legolas, molto più chiare e luminose che nell’altra
trilogia (se è per questo aveva pure una parrucca più crespa, ma amen). Il fatto
che i nani e le altre creature siano rese in maniera diversa che nella trilogia
originale mi sembra una scelta del tutto azzeccata. Qui gli orchi sono meno
spaventosi, meno squallidi, meno terrificanti. I nani sono meno realistici, più
coloriti e stereotipati. Ed è tutto in linea con il romanzo, la cui aria era
certamente molto più leggera di quella de “Il signore degli anelli”. Basta guardare
i colori per capirlo. Qui ce ne sono tanti, ci sono luci e colori, e il buio
vero e proprio c’è solo laddove si trova Sauron, perché in effetti è lui a
portare ombra e oscurità sulla Terra di Mezzo. Ne “Il signore degli anelli”, se
non contiamo le scene della Contea, il sole sbucava ogni ora e mezza di film. E
la maggior parte delle volte sorgeva rosso, segno che di notte c’era stata una
battaglia, a detta di Legolas.
Da parte mia, quindi, attendo con ansia il seguito, sperando
ardentemente che cambino un po’ la fine, perché venivano fatti fuori senza
tanti preamboli alcuni personaggi a cui tengo molto. E al film, dovessi dare un
voto, darei il massimo.
Bellissima, vorrei aggiungere, anche la colonna sonora, ma da quel punto di vista non mi sono mai preoccupata. Ancora una volta la canzone finale è meravigliosamente azzeccata.
Bellissima, vorrei aggiungere, anche la colonna sonora, ma da quel punto di vista non mi sono mai preoccupata. Ancora una volta la canzone finale è meravigliosamente azzeccata.
Devo dire che sono anche curiosa di vedere il film in
originale, perché Smaug è doppiato da Benedict Cumberbatch e a detta di Peter
Jackson è stato questo a rendere il personaggio migliore, più psicotico che
malvagio.
Per concludere: il libro mi era piaciuto, ma credo che il
film mi sia piaciuto di più. Le immagini descritte da Tolkien si prestano
benissimo alla trasposizione cinematografica, e le aggiunte e gli
stravolgimenti vari sono stati graditissimi.
A presto, quindi, spero, con un altro “Books vs Movies” su “Hunger
Games: La ragazza di fuoco”, che ho visto molto prima de “Lo hobbit” ma di cui
non avevo altrettanto voglia di parlare.
Smack,
Andra
P.S. Vi lascio con "I see fire", la canzone principale del film, cantata dal mio adorato Ed Sheeran: